Per capire che cos’è la riflessologia plantare, quali sono i suoi benefici e le controindicazioni, è necessario partire da alcuni cenni storici. Premettiamo che questa tecnica di micro-stimolazione puntiforme, applicata sui piedi, non è scientificamente provata: si basa sulla teoria secondo la quale i piedi sono gli specchi del corpo. Quindi, con una pressione su alcuni punti si va ad agire sulle zone del corpo corrispondenti. Trattasi di un retaggio ancestrale innato. Inoltre, come disciplina, la riflessologia è sempre esistita.
Se si vuole imparare a praticare questa tecnica di massaggio ti consiglio di frequentare il corso di riflessologia plantare di Silvia Giovetti
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Le origini
Padre fondatore della riflessologia plantare moderna è il dottor William Fitzgerald: questo chirurgo otorinolaringoiatra statunitense iniziò a studiare dal 1902 varie tecniche, allo scopo di impiegarle come antidolorifico sui suoi pazienti, al fine di evitare il ricorso all’oppio. Mediante la stimolazione di punti riflessi nei piedi, gli sciamani pellerossa erano in grado di ottenere effetti analgesici. Partendo da questa premessa, sviluppò il suo studio, basato sulle Linee di Fitzgerald, adottate per suddividere il corpo, partendo dal capo sino agli arti. Se uno specifico punto veniva trattato con la pressione delle dita, mediante il cosiddetto massaggio zonale, veniva esercitata un’azione sull’organo corrispondente. In questo modo, stimolando i punti riflessi, i dolori scomparivano. Addirittura con questo massaggio zonale, fatto sui piedi, per i piccoli interventi, non sarebbe stato necessario il ricorso all’anestesia.
Da questa teoria, detta zonale, sono state poste le basi della riflessologia plantare moderna che oggi ha diverse scuole di pensiero. Le più famose sono la cinese, l’inglese, l’olandese, la svedese, l’israeliana e la tedesca.
Fatta questa necessaria premessa, a questo punto possiamo soffermiamoci sulla definizione di riflessologia plantare, sui benefici e sulle controindicazioni.
Cos’è la riflessologia plantare?
Trattasi di una tecnica di benessere, facente parte delle discipline bio-naturali. Alla base vi è la tecnica manuale di stimolazione in riferimento ai punti riflessi presenti in tutto il corpo e precedentemente mappati.
Come viene effettuata in concreto la stimolazione? I movimenti basculanti del pollice sono i più frequenti. Lo stesso dicasi poi per i pompaggi e per gli sfregamenti. Solo di rado, questa disciplina olistica prende in considerazione l’impiego di appositi bastoncini.
Benefici
Fra le teorie che evidenziano i benefici della riflessologia plantare, è bene citare:
- stimolazione nervosa: secondo i sostenitori di questa scuola di pensiero, vi sarebbero collegamenti evidenti tra le terminazioni dei nervi nelle zone di riferimento e il punto dolorante. Mediante la pressione delle dita, il cervello riceve una comunicazione, dove è chiamato ad intervenire in maniera diretta per far fronte al problema riscontrato;
- potenziale elettrico: gli esponenti di questa scuola di pensiero sono soliti paragonare i punti riflessi agli interruttori della luce e gli organi a degli accumulatori. La circolazione elettrica può essere riattivata solo se si agisce in maniera diretta sugli interruttori;
- stimolazione del sistema linfatico: la pressione sui punti riflessi non fa altro che velocizzare la circolazione linfatica, apportando vantaggi all’organismo;
- influenze psicologiche: la mente appare sgombra da pensieri opprimenti, a seguito del massaggio zonale;
- stimolazione del sistema sanguigno: l’obiettivo della pressione sui punti riflessi mira ad apportare benefici alla circolazione sanguigna, riducendo drasticamente la presenza di scorie;
- liberazione di endorfina: partendo dall’idea di fondo che il cervello controlla l’apparato endocrino, la riflessologia plantare evidenzia come il massaggio costante delle zone riflesse particolarmente doloranti comporti la liberazione di ormoni cerebrali. Così, la sensazione di stanchezza e di stress diminuisce in maniera evidente.
I potenziali vantaggi derivanti da questo approccio olistico, che considera il corpo come un tutt’uno con la mente e con lo spirito e non come parti separate, riguarderebbero persone di ogni età, bambini inclusi. Va detto, però, che tra le categorie maggiormente interessate all’argomento, gli anziani meritano di certo una menzione speciale, per via del sorgere di tutta una serie di problemi con il passare degli anni, come ad esempio i dolori causati dai reumatismi e dalle artriti. Con il massaggio zonale, infatti, vi sarebbero tutti i presupposti effettivi per alleviare ogni sorta di problematica.
Controindicazioni
Se l’organismo non dà segnali di cedimento, non vi sono particolari controindicazioni per quanto riguarda l’affiancamento di questa disciplina alle tradizionali terapie mediche. La pratica è di per sé sicura, per via del concetto riflesso. Eventuali limiti derivanti da una trattamento riflessologico tendono a dipendere solo ed esclusivamente dallo stato generale in cui si trova l’area del corpo che si desidera stimolare. Ecco spiegato il motivo per cui, a fronte di determinate patologie, il ricorso alla riflessologia plantare è controindicato.
Quali sono pertanto i casi in cui è meglio evitare il massaggio zonale?
Questi i casi in cui è opportuno lasciar perdere:
- infezioni micotiche;
- varicosi;
- flebiti;
- vasculopatie che coinvolgono gli arti inferiori;
- verruche;
- piede diabetico.
Tirando le somme sulle controindicazioni inerenti alla disciplina in questione, è bene precisare che nel momento in cui è un riflessologo ad applicarla in maniera qualificata e professionale, la sua azione può migliorare il benessere della persona. Fermo restando che il riflessologo non guarisce, ma si occupa solo di riequilibrare i sistemi corporei attraverso la stimolazione delle zone inattive, allentando la sensazione di stress dalle aree maggiormente attive.
Conclusioni
Questa disciplina viene impiegata a sostegno delle terapie mediche convenzionali, anche se, come sottolineato, non essendoci nulla di scientificamente provato, la riflessologia plantare non può essere considerata una tecnica sovrapponibile alle terapie mediche e alle metodologie sanitarie riconosciute dalla nostra Legislazione, né tanto meno può sostituirle.
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